OMBRE E LUCI DAL PASSATO – Capitolo 14

Michael

“Eccola qui” penso “Dio quanto è bella”. Finalmente potrò stringerla di nuovo.

– Entra, accomodati – le dico – Quando mi hai chiamato, poco fa, non potevo quasi crederci. Ci siamo visti solo ieri sera, credevo mi avresti fatto aspettare di più…

– Ho pensato alla tua proposta tutta la notte, Michael – mi dice – Ed ho preso la mia decisione, quindi, non aveva senso aspettare ancora.

Ho il cuore a mille, appena mi dirà “Sì” le salterò subito addosso. Voglio perdermi dentro di lei.

– Quindi? – le chiedo.

– Quindi… Mi dispiace, Michael, ma non posso accettare – mi dice, tristemente.

È come se qualcuno mi squartasse con una lama incandescente. Non è possibile, non è vero…

– Perché? – le chiedo, incredulo.

– Perché mi sono innamorata di un altro, mi dispiace.

Alla faccia della sincerità. Beh, questo, avrei preferito non saperlo.

– Alex? – le chiedo.

– Sì – mi risponde lei.

– Emma… lo so che mi desideri, non ti sono indifferente… Ti prego, ripensaci… – le dico, quasi supplicandola.

– Ti prego, Michael, non rendere le cose ancora più difficili – mi dice, con la voce tremante – Lo sono già abbastanza.

Mi metto le mani nei capelli. Ho distrutto il mio matrimonio, ho fatto soffrire mia moglie… Possibile che mi sia sbagliato?

– Quindi, non provi niente per me? – le chiedo.

– Non ho detto questo – mi risponde – Sei stato importante, per me, ti ho amato, tanto… mi hai dato un figlio. Rivederti e stare con te, di nuovo, è stato intenso. Sono stata divinamente bene, mi hai reso felice, mi hai appagato, sotto tutti i punti di vista… Provo un sentimento profondo, per te.

– Ma?… – le chiedo. C’è sempre un “ma”.

– Ma quello che provo per lui è diverso – mi dice, guardandomi negli occhi – Lo amo, mi dispiace.

Le sorrido. È stata sincera, non posso che apprezzarlo.

– Sei una donna stupenda, Emma – le dico – Ed Alex è un uomo fortunato, dannatamente fortunato.

Si rabbuia un attimo, pensierosa, poi, mi guarda.

– E tua moglie? – mi chiede.

– Non lo so.

– Michael, vai da lei, cerca di salvare il tuo matrimonio. Eri disposto a cambiare, fallo per lei. Ti ama, l’ho capito quando vi ho visto al ristorante. Forse è stato proprio quello a staccarmi da te.

– Ci proverò, forse – le dico. Faccio un sorriso sarcastico, non credo che mi rivorrà ancora.

– No, Michael, non “forse” … DEVI farlo. Hai 48 anni, una moglie di 35 anni che ti ama, una vita davanti. Avete ancora tanto da dare e da ricevere, entrambi… Fallo, ti prego.

La guardo, sorridendole. È speciale, è meravigliosa. Cazzo, se è fortunato, quel bastardo!

– E tu, sei già stata da lui? – le chiedo.

– No, sto per andarci… Sono voluta prima passare da te.

“Sempre leale e corretta, Emma… non ho parole” penso “Sei decisamente meglio di me”.

– Allora vai, presto – le dico, spingendola verso la porta. La apro, per farla uscire.

– Ciao, Michael – mi dice.

– Ciao, Emma.

Si protende verso di me, dandomi un leggero bacio sulle labbra.

– Buona fortuna – mi dice, si volta e se ne va via da me, per sempre.

Chiudo la porta, e vi appoggio la fronte sopra. L’ho persa, per sempre. È andata da lui, ama lui, non ama me. L’ho dovuta lasciare andare, voglio che sia felice.

Sorrido sarcasticamente. “Michael Murphy che pensa prima al benessere di un altro piuttosto che al suo?” mi chiedo “Ma non è da lui!”.

Scuoto la testa, e prendo il telefono, chiamo la reception.

– Buongiorno, signor Murphy, le serve qualcosa? – mi risponde una voce femminile.

– Sì, grazie, mi prenoti un biglietto sul primo volo per Miami.

Alex

Sono distrutto. Non ho dormito un cazzo, stanotte, ieri sera non ho mangiato, ho solo bevuto.

Mi sono abbandonato alla disperazione, qui in casa, da solo. Guardo il sole, fuori dalla finestra.

Chissà se lei è andata a fare jogging, stamattina… Sento riaprirsi la voragine nel petto, che l’alcol di ieri sera aveva leggermente chiuso.

Poi, sento un bussare leggero, alla porta. È lei, lo riconosco sempre, il cuore mi batte all’impazzata.

Mi avvio verso la porta, e la apro, senza chiedere chi è.

Eccola lì, bellissima. Mi guarda con aria interrogativa.

– Non chiedi nemmeno chi è? – mi dice.

– Riconosco il tuo bussare lontano un chilometro, Emma – le dico.

Fa un lieve sorriso.

– Posso entrare? – mi chiede.

– Certo, accomodati – le dico, spostandomi di lato per farla passare.

– Buongiorno… – mi dice esitante.

– Buongiorno. Cosa sei venuta a fare, Emma? – le chiedo, irritato.

– Ho bisogno di parlarti, possiamo sederci?

“Ahi, ahi… Alex” penso “C’è bisogno di sedersi? Brutte notizie allora…”

– Sediamoci – le dico sospirando – E facciamola finita, una volta per tutte.

Mi siedo al tavolo da pranzo, a capotavola, e lei si accomoda di lato, di fianco a me.

Posa le mani sul tavolo, io guardo in terra, accavallo le gambe e poso la caviglia sul ginocchio.

– Potresti almeno guardami in faccia, per favore? – mi chiede secca.

Alzo lo sguardo, vedo le sue mani, e lo sguardo mi cade sulla sinistra, me ne accorgo subito.

Non porta la fede, e nemmeno l’anello di John. La guardo negli occhi.

– Hai preso una decisione, vero? – le chiedo, indicando con lo sguardo la sua mano sinistra.

– Sì – mi risponde, ed io mi sento morire. Siamo alla resa dei conti, quindi.

– Avanti, Emma, spara.

– Sono stata da Michael, prima di venire qui – mi dice.

Mi va il sangue al cervello, di botto, facendo esplodere la mia rabbia.

– Cazzo, Emma, sei venuta per confidarti? – le grido, alzandomi – Non ho intenzione di ascoltare come è andata con il tuo nuovo fidanzato!

– Alex! – mi dice lei, alzando la voce – Vuoi sederti una buona volta e stare zitto? Ascolta quello che ho da dirti, poi, alla fine, se lo vorrai, potrai sbattermi fuori a calci in culo, ok? Ma fino ad allora, taci, per favore!!!

“Cazzo, che grinta!” penso, sedendomi irritato.

Lei sbuffa, innervosita. “Sbuffi, Emma?” penso “Se solo potessi, ti prenderei a sculacciate!”

– Dicevo che sono stata da Michael. L’ho ringraziato, per la sua proposta, ma… ho dovuto rifiutarla.

Ho un tuffo al cuore. Questo è buono, dannatamente buono. La guardo, la fiamma della speranza si accende, dentro di me.

– Perché? – le chiedo, con un filo di voce.

– Perché mi sono innamorata di un altro – mi risponde – Mi sono innamorata di te, Alex.

Una felicità piena, immensa, mi investe il cuore, l’anima, fino a farmi male.

– Oh, Emma… – le dico. Mi mette un dito sulle labbra, per farmi tacere.

– Sì, ti amo, Alex. Non so nemmeno da quanto tempo, in realtà… Probabilmente da sempre. Quando mi hai lasciato, ieri, mi hai devastato, ed ho capito che non potevo vivere senza di te. Ti ho sempre detto che sei importante, per me, ma non avevo mai realizzato “quanto importante” fossi. Ho riflettuto, ho cercato di capire cosa dovessi fare… poi, Paul, mi ha dato questa. È di John.

Mi porge una lettera, in una busta con un fianco strappato. La prendo, poi la guardo negli occhi.

– Leggila – mi dice. La tolgo dalla busta e la leggo velocemente.

John, che grande uomo, marito, padre… amico, per me. Mi commuove nel profondo.

– Sai quando è stata scritta? – mi chiede.

– No… – le dico con voce rotta dall’emozione – Non sapevo nemmeno della sua esistenza…

– John l’ha dettata a Paul il giorno prima di entrare in coma. Dopo che tu sei uscito dalla sua stanza, distrutto, e te ne sei andato. Ricordi che subito dopo lui ha chiesto di vedere Paul?

– Certo, ricordo tutto di quel giorno – le rispondo.

– Posso sapere cosa ha detto a te? – mi chiede dolcemente.

Sento un tuffo al cuore. Certo, per come stanno andando le cose, posso dirglielo, ora.

– Mi ha detto che aveva capito che ero innamorato di te – le dico – E mi ha chiesto di starti accanto, dopo la sua morte, di prendermi cura di te. Ma mi ha chiesto di aspettare che tu fossi pronta, e di non forzarti… e che sarebbe stato immensamente felice se io e te ci fossimo messi insieme, ma mi ha fatto promettere che se tu avessi scelto qualcun altro avrei dovuto rispettare la sua scelta, e lasciarti libera di vivere la tua vita. E così ho fatto.

Emma mi guarda, dolcemente, con le lacrime agli occhi. Lentamente, porta una mano sulla mia guancia, accarezzandomi. Chiudo gli occhi, beandomi del contatto con la sua pelle.

– Alla fine, ho scelto te, dunque… – mi dice.

Apro gli occhi, la guardo. È mia. Mia, mia, mia… Non potrei essere più felice.

Lei si alza, e viene verso di me, sedendosi sulle mie ginocchia. Mi prende il volto tra le mani, e mi bacia, dolcemente, a lungo, profondamente.

– Ti amo, Alex… profondamente, perdutamente… Non posso nemmeno pensare di passare un solo secondo della mia vita lontano da te – mi dice, staccando le sue bellissime labbra dalle mie.

– Oh, Emma… – le dico, commosso – Finalmente… Quanto ho aspettato di sentire queste parole uscire dalle tue labbra… Ti amo anch’io, tantissimo… Sei tutta la mia vita.

– Dopo che ho letto la lettera di John ho riflettuto, ho pensato tutta la notte. Ho cercato di capire cosa mi dicesse il mio cuore… E continuavo a pensare a te, tutti i miei pensieri erano per te. Questa mattina, tutto era chiaro, per me. Ti amo. Ho lasciato andare John, in pace, ed ho deciso di guardare avanti, insieme a te.

Mi alzo dalla sedia, prendendola in braccio.

– Ora ti voglio, Emma… disperatamente – le dico, camminando verso la camera da letto.

– Sono tua, Alex, sempre – mi sussurra all’orecchio.

La poso sul letto, ed inizio a spogliarmi. Voglio stare con lei, sentirla mia, sentirmi suo, ora.

In un attimo, siamo nudi, nel mio letto, a fare l’amore. Avvinghiati insieme, uniti, finalmente.

Per sempre.

Michael

Il comandante annuncia che stiamo per atterrare a Miami. Ci siamo, tra poco andrò da lei, a giocare tutte le mie carte, tentando il tutto per tutto per salvare il mio matrimonio.

Ricordo ancora il colloquio burrascoso con mio cognato, prima di partire.

 

Sono andato da lui, ho bussato alla porta della sua stanza.

– Ah, sei tu… – mi ha detto, acido.

– Sì, sono io, Jack. Possiamo parlare?

– Entra – si è spostato, per farmi entrare – Cosa vuoi?

– Voglio rimediare. Ho sbagliato, con Julie.

– La fai facile, tu! – mi ha gridato – In tutti questi anni ti sei sempre fatto i cazzi tuoi, e lei ha tollerato tutto, le tue scappatelle, i tuoi colpi di testa… Io ti avrei mollato già da un pezzo!

– Lo so, hai ragione. E se l’avesse fatto, avrebbe fatto bene, io l’ho solo fatta soffrire.

Lui mi ha guardato, stringendo gli occhi. Era incazzato nero.

– Il vero problema è che lei è innamorata di te, ti ama alla follia. Ci ha fatto intervenire nella tua società, quando stava andando male, impiegando capitali e risanandola. Ci ha fatto coprire tutti i tuoi debiti.

– Sì, e tu sei entrato al 50%… E di questo ti ringrazio. Io sono un disastro, finanziariamente. Tu sei un grande, Jack. Grazie a te la società di mio padre non è fallita.

– Sì, ma tu sei un genio in architettura, senza di te la società non andrebbe avanti. E detesto ammetterlo, ma anche Julie non riesce ad andare avanti, senza di te. Sta male.

– Ho prenotato il primo volo per Miami, tra un’ora devo essere all’aeroporto – gli ho detto di getto.

Lui mi ha osservato, serio.

– Mi raccomando, Michael, guai a te se la farai soffrire di nuovo. Stavolta ti ammazzo.

Gli ho sorriso, serenamente.

– Tranquillo, Jack – gli ho detto – Non succederà più. Ho sbagliato, voglio salvare il mio matrimonio e guardare avanti, insieme a lei. Voglio darle tutto quello che desidera, farla felice.

– Questo va già meglio – mi ha detto, serio – Ma ti controllerò, stanne certo.

– A me va bene. Ma vedrai che non ce ne sarà bisogno.

– Avanti, vai – mi ha detto, aprendo la porta – Non vorrai perdere l’aereo… Qui penserò a tutto io, se ci sarà bisogno ti chiamerò.

Sono uscito dalla porta, poi mi sono voltato a guardarlo.

– Grazie, Jack – gli ho detto.

– Guarda che non lo faccio per te – mi ha detto lui – Lo faccio per mia sorella.

 

Mi scappa un sorriso ironico. Oh, sono certo che mi controllerà, mi starà con il fiato sul collo.

Non mi stupirei se avesse ingaggiato un investigatore privato e che fosse già su questo aereo.

“Certo che ne hai combinati, di casini, nella tua vita, Michael…” penso “Sei stato proprio un bello stronzo… è arrivato il momento di cambiare davvero, stavolta”.

Finalmente l’ho capito. A quasi cinquant’anni, ho capito che non potevo continuare a vivere così. Ho la fortuna di avere al mio fianco una donna meravigliosa, che mi ama, ho un impero finanziario… Stiamo bene, in salute, tutti quanti… Basta, è ora di fermarsi.

E l’ho capito grazie ad Emma, l’unica donna che io abbia mai amato veramente nella mia vita.

E che ho lasciato andare, affinché fosse felice con l’uomo che ama, rinunciando a lei, a mio figlio, a tutto quello che desideravo. Grazie a lei ho capito cos’è l’amore, quello vero.

E so che Julie lo prova per me. Spero tanto che mi conceda un’altra possibilità.

Alex

– Sei pronta, amore? – le chiedo, seduto sul suo divano.

– Arrivo, un attimo solo – mi risponde lei, dalla sua camera.

– Dove la porti? – mi chiede Sarah, curiosa. Vedo Paul che mi osserva, sorridendo, lui sa già tutto.

– Sorpresa, tesoro… – le dico – È San Valentino, no? Diciamo che le faccio un piccolo regalo.

Le strizzo l’occhio, con aria complice. Lei sbuffa… Mi viene da ridere, è proprio tutta sua madre.

Sono emozionato, felice come non mai… Non vedo l’ora di uscire e portarla con me, stasera.

Le ho chiesto di vestirsi elegante, io ho indossato il mio vestito migliore, stasera, il completo nero con la camicia bianca e la cravatta grigio perla. L’occasione lo richiede.

Poi, eccola, ed il mio cuore si ferma. Sono senza fiato, è bellissima.

Indossa un vestito blu, senza spalline, lungo, che le scende morbido sui fianchi, facendo risaltare il suo bellissimo corpo. Vedo le scarpe, altissime, come al solito, ricoperte di strass argento.

Al collo, indossa il mio diamante blu, quello che ho disegnato per lei.

– Mamma, sei bellissima! – strilla Sarah.

Mi alzo, per andarle incontro, e lei mi sorride, languida. Vorrei già portarmela a letto, ma non posso.

– Amore, sei un incanto… – le dico, con voce roca – Mi lasci senza fiato.

– Anche tu non sei male – mi risponde, sorridendo – Bellissimo, come sempre.

Le sue parole mi danno il colpo di grazia, non resisto.

La bacio davanti ai suoi figli, a lungo, spudoratamente e profondamente.

– E allora! – ci dice Paul ridendo – Prendetevi una stanza, no?

Ci mettiamo tutti a ridere. La prendo per mano, e ci dirigiamo verso la porta, poi le porgo il cappotto, aiutandola ad infilarselo.

– Andiamo, noi, allora… Voi fate i bravi – gli dice Emma, come sempre – Erika?

– Vado a prenderla tra poco, usciamo a cena anche noi, stasera – le risponde Paul.

– Sì, andate pure, tutti quanti… – dice Sarah, con un sorriso malizioso.

– Attente, eh, voi ragazze – le dice Emma.

– Sì, mamma, non preoccuparti, abbiamo ordinato il cinese, ci guardiamo un paio di film.

– Dai andiamo, sono grandi… – le dico – Sanno badare a loro stessi.

Lei mi sorride, li salutiamo ed usciamo.

Poco dopo, sono nel traffico, con la mia X6 e lei al mio fianco. Sono elettrizzato.

– Allora, dove mi porti? – mi chiede curiosa.

– Sorpresa, amore… Siamo quasi arrivati – sorrido, sono felice come non mai.

Parcheggio la macchina, ora ha capito, e mi guarda, facendo un enorme sorriso.

– Mi porti a cena sul battello? – mi chiede, emozionata.

– Sì, ho prenotato oggi… Il nostro week-end era saltato, ho dovuto inventarmi qualcosa… Non chiedermi come ho fatto a trovare posto, non lo so… – le dico ridendo.

Ho fatto qualcos’altro, oggi, ma ancora lei non lo sa… Fremo dall’emozione.

Scendiamo, la prendo sottobraccio e saliamo a bordo.

È fantastico, tutto a lume di candela, i tavoli sono tutti apparecchiati per due e sistemati più distanti del solito, per fortuna. In queste occasioni un po’ più di privacy non guasta.

Vedo che c’è un pianoforte, in fondo… Bene, è tutto perfetto.

Ci fanno accomodare al tavolo, e ci servono subito l’aperitivo, champagne.

La cucina è fantastica, insalata di gamberi, ostriche ed aragosta in bella vista, mousse di cioccolato. Il tutto con in sottofondo il pianoforte che ci accompagna con la sua melodia dolcissima.

Poi, una donna comincia a cantare. Sento le note di “Unchained Melody” dei Righteous Brothers.

Spudoratamente romantica, spudoratamente perfetta… Mi alzo in piedi, tendendole la mano.

– Balli? – le chiedo.

– Assolutamente sì – mi dice, alzandosi e posando la mano nella mia.

La porto nella piccola pista, e mi muovo, a tempo con la musica. Solo ieri, a quest’ora, ero nella disperazione più nera, ed ora lei è qui, con me. Ha scelto di stare con me, di guardare avanti, di vivere la sua vita con me.

– Ti amo, Emma – le dico, guardandola negli occhi – Se penso a ieri, a quest’ora… Credevo di averti perso…

– Ma non è così, amore… Sono qui, e ti amo. – mi dice lei.

La bacio, teneramente, stringendola al mio petto.

La musica finisce, torniamo al tavolo. Mi schiarisco la voce. “Ok, Alex. Ci siamo”.

– Allora – le dico sedendomi – Il mio regalo di San Valentino?

– Ce l’ho ancora… – mi dice lei, languida – Ho fatto qualcosa di meglio… L’ho indossato.

Il mio uccello ha un sussulto. La voglio, disperatamente…

– Non vedo l’ora di vederlo, allora… So già che mi piacerà – le dico con voce roca.

Bevo un sorso di vino, guardandomi intorno, senza parlare. Voglio che sia lei, a chiedermelo…

– Ed il mio? – mi chiede, curiosa. “Bingo!” penso.

– Oh, il tuo… – le dico, evasivo – Ero arrabbiato, ieri, l’ho restituito.

– Alex, che fiducia, però, nei miei confronti! – mi dice, fingendo di essere arrabbiata.

– Oggi però, sono andato a prenderne un altro – le dico, serio.

Infilo la mano nella tasca della giacca ed estraggo la scatolina di velluto rosso.

La poso sul tavolo, di fronte a lei. Emma sgrana gli occhi, e mi guarda intensamente.

– Ho pensato che, vista la situazione, questo sarebbe stato più appropriato – le dico, con voce roca.

Sono emozionato, è il momento più importante di tutta la mia vita.

Con mani tremanti, lei prende la scatola, la apre, ed appena vede l’anello con solitario all’interno, gli occhi le si riempiono di lacrime.

– Sposami, Emma – le dico semplicemente.

Chiude gli occhi, e due lacrime di gioia le scorrono sulle guance. Li riapre subito, guardandomi piena di amore.

– Sì – mi dice semplicemente.

continua…

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Questo racconto è di proprietà di Samy P., è protetto da copyright e ogni riproduzione dell’opera, parziale o integrale, è vietata. È vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti, in qualsiasi forma, non autorizzata espressamente dall’autrice. Tutti i diritti sono riservati ©. L. 633/1941. Questo racconto è un’opera di fantasia di Samy P. Ogni riferimento a persone reali esistenti o esistite, fatti, luoghi o avvenimenti è del tutto casuale ed è frutto dell’immaginazione dell’autrice che ne ha fatto uso al solo scopo di dare maggiore veridicità alla storia.

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